Calendario del Popolo N. 751 (2011)

9,00

In un’alternanza di interviste, reportage, racconti e analisi, il numero 751 si misura con questo tema cruciale, da sempre caro alla rivista: dal disconosciuto fondamento della Costituzione repubblicana a cardine infranto dei diritti sociali, da oggetto dell’offensiva neo-liberista a realtà precaria, intermittente, occasionale che espropria il futuro. Intorno al motivo delle condizioni lavorative, prende forma un mosaico di riflessioni che affrontano i nodi irrisolti di questo tempo: i perversi effetti della globalizzazione e la necessità di un differente modello di sviluppo; l’apocalisse finanziaria degli anni zero e l’ineludibile necessità d’innovare; la tenuta delle relazioni industriali e il ruolo del sindacato nel contesto europeo; la disoccupazione strutturale e la formulazione di un nuovo sistema di tutele.

Descrizione

Il Calendario del Popolo

Lavoro e diritti nella società liquida

In un’alternanza di interviste, reportage, racconti e analisi, il numero 751 si misura con questo tema cruciale, da sempre caro alla rivista: dal disconosciuto fondamento della Costituzione repubblicana a cardine infranto dei diritti sociali, da oggetto dell’offensiva neo-liberista a realtà precaria, intermittente, occasionale che espropria il futuro. Intorno al motivo delle condizioni lavorative, prende forma un mosaico di riflessioni che affrontano i nodi irrisolti di questo tempo: i perversi effetti della globalizzazione e la necessità di un differente modello di sviluppo; l’apocalisse finanziaria degli anni zero e l’ineludibile necessità d’innovare; la tenuta delle relazioni industriali e il ruolo del sindacato nel contesto europeo; la disoccupazione strutturale e la formulazione di un nuovo sistema di tutele.

Esponenti politici e leader sindacali, scrittori, fotografi, artisti e cineasti, economisti e sociologi tracciano una mappatura del continente-Lavoro, misurandone la deriva, esplorandone le frontiere, restituendone – anche attraverso suggestioni iconografiche e narrative – la geografia cangiante: dalle profondità delle miniere del Sulcis all’evanescenza del precariato metropolitano attraverso la grande fabbrica delle tute blu e le sacche di sofferenza dei soggetti migranti. Oliviero Diliberto e Nichi Vendola, Erri De Luca e Wilma Labate, Serge Latouche, Luciano gallino e Tito Boeri, Guglielmo Epifani e Maurizio Landini sono alcune delle firme che compongono questa visione dell’invisibilità. L’invisibilità dei lavori.